Salmo 95 (94) - Non indurite il cuore

Salmo 95 (94) - Non indurite il cuore

Salmo 95 (94)
Non indurite il cuore



1 Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.

2 Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

3 Perché grande Dio è il Signore,
grande re sopra tutti gli dèi.

4 Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.

5 Suo è il mare, è lui che l'ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra.

6 Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.

7 È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
8 «Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,

9 dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.

10 Per quarant'anni mi disgustò quella generazione
e dissi: "Sono un popolo dal cuore traviato,
non conoscono le mie vie".

11 Perciò ho giurato nella mia ira:
"Non entreranno nel luogo del mio riposo"».


(Bibbia CEI 2008)

Commento:

Il Salmo 95 è nella quarta parte di cinque del libro dei Salmi.

Il Salmo è fondamentale nel Breviario per l’utilizzo quotidiano nell’invitatorio del Salterio. Non abbiamo una datazione facilmente individuabile. Sembra per lo più un testo pensato per invitare alla buona disposizione nella preghiera liturgica, come lasciano intendere le quattro esortazioni: cantare, acclamare, adorare e ascoltare. L'invito generale affinché il cuore non sia indurito è valido per tutti i tempi.

Il testo è in due parti (vv. 1-7; 8-11); a loro volta così divise: 1-5 e 6-7; 8-9 e 10-11.

  • Inneggiare, acclamare a Colui che tutto ha nelle sue mani (vv. 1-5). Nei vv. 1-7 l’orante invita a lodare Dio. In 1-5 è chiamato Signore ed è descritto come re della terra. Il regnare si realizza nel tenere tutto nelle mani (v. 5b). Al v. 4 si citano due estremi, le profondità della terra e le vette dei monti, e - sappiamo bene - nella Scrittura indicare le due polarità di una realtà significa includere anche ciò che vi è nel mezzo: tutto è nelle mani di Dio. Lodiamo il suo tenerci nella vita e reggerci.
  • Il re è pastore e noi lo adoriamo (vv. 6-7). Non solo la voce, ma anche il corpo loda il Signore nell'adorazione che riconosce la sua grandezza. Il verbo entrare può avere il duplice significato di ingresso in un luogo, uno spazio religioso, ma anche in un tempo, il tempo della preghiera. L'adorazione è in ginocchio. Le ginocchia sono piegate davanti all'autore della vita che qui è descritto anche come pastore del popolo. L'immagine del pastore è frequente nella Scrittura. Due passi esemplari sono il Salmo 23 per l'Antico Testamento e nel Nuovo la rivelazione che Gesù fa di se stesso nel discorso in Giovanni 10. In Gv 10 Gesù afferma di essere sia la porta delle pecore, sia il pastore. Anche l’immagine di porta del recinto possiamo pensare sia nata da questo Salmo, come il v. 11b ci fa intuire.
    Il v. 7c "Se ascoltaste oggi la sua voce" fa da gancio tra la prima e la seconda parte del Salmo. Potremmo leggerlo come la conclusione dell'invito alla preghiera da parte del salmista, ma anche come l’incipit delle parole del Signore in 8-9. Il pronome “sua” fa preferire la prima possibilità. Il Salmista come ha esortato a inneggiare, acclamare e adorare, così invita ad ascoltare.
  • Non indurire il cuore (vv. 8-9). La seconda parte del Salmo richiama al cuore il tempo del viaggio nel deserto, in particolare un episodio di ribellione contro Dio: Es 17,1-7 (e Nm 20,1-13). Massa e Meriba sono ricordati come i luoghi in cui il popolo lamentò di essere stato ingannato e portato nel deserto a morire senz’acqua. Massa deriva dal verbo ebraico nissah che significa: “mettere alla prova”, mentre Merìba deriva dal rib che significa: “entrare in lite, in contesa”. Il v. 9b fa capire che il cuore indurito nasce da un cuore che dimentica i benefici, non ne è riconoscente e sospetta della fedeltà divina.
  • Non entreranno nel mio riposo (vv. 10-11). In questi versetti finali ci sono due frasi in discorso diretto di Dio: il giudizio contro il cuore sviato- infatti, non “conosce le vie” del Signore - e la minaccia di non entrare nel suo riposo. Ora per riposo possiamo intendere sia la comunione eterna, ma anche, a un livello più fedele alla cronaca biblica, il fatto che Mosè (Nm 27,12-14; Dt 3,23-29; 32,48-52) e molti della generazione che conobbe l’Egitto non entrarono nella terra promessa (Nm 14,20-35). Sarebbe quindi il v. 11 una rilettura storico-teologica.

Il Signore è la roccia della salvezza (v. 1b). Riportare al cuore la grazia che viene da Lui e la memoria che la nostra vita è nelle sue mani ci salva dal cuore indurito, che non sa accogliere il riposo divino.


Paralleli e approfondimenti

  • Dio come re: 1Sam 12,12; Gdt 9,12; 2Mac 7,9; Sal 5,3; 145,1; Is 33,22; 43,15; Dn 4,34; Sof 3,15; Zc 14,9; Mt 25,34;
  • Dio come pastore: Gen 48,15; Sal 23,1; 80,2; Sir 18,13; Is 40,11; Ger 31,10; Gv 10; 1Pt 2,25; 5,4;
  • Protesta di Massa e Meriba: Es 17,7; Nm 20,1-13; Dt 6,16; 9,22; 33,8; Sal 81,8; 106,32.

Salmo 95 (94) - Non indurite il cuore

Il Signore è la roccia della salvezza. Riportare al cuore la grazia che viene da Lui e la memoria che la nostra vita è nelle sue mani ci salva dal cuore indurito, che non sa accogliere il riposo divino

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