Romani 5,1-11 - Giustificati per fede
Siamo in pace con Dio perché è riversata in noi la grazia della vita divina per l’amore gratuito del Padre verso i figli. Il suo amore fonda la speranza e annuncia la riconciliazione
Continua...Paralleli e rimandi
2Sam 7,12-13 | Sal 131(132),11-12 | Ez 36,24-28 | Mt 2,23 | Lc 4,16-21 | Gv 15,26 | At 13,34-37 | Ef 4,8-10
Il discorso che abbiamo iniziato a commentare (vv. 14-21 e 22-28) è pronunciato da Pietro e va verso la conclusione. Uno per tutti annuncia, ma è ben evidente dall’incipit (v. 14) che non parli solo per sé, ma dia voce a tutta la comunità. In questi versetti il richiamo alla comunità è esplicito nel v. 32: “noi siamo testimoni”.
Questo discorso è una testimonianza su Gesù, la sua signoria e la salvezza che offre. Importante è la risurrezione di Cristo, come segno della forza di Dio Padre sui vincoli della morte (vv. 22-28), punto di arrivo delle promesse fatte al re Davide e al popolo di Israele. Il versetti qui accanto sono un commento ai precedenti.
La citazione del Salmo 16/15, già commentata, ritornerà in At 13,35. Il Salmo è una dichiarazione di familiarità tra Dio e l’orante. Dio e l’orante sono uniti vitalmente sì che Dio è “mia parte di eredità e mio calice”. Il “fedele” del Salmo, in Atti diventa il “Santo”. Nella liturgia è Davide che prega e profetizza, mentre ora la promessa è compiuta: è Gesù colui che non conosce la decomposizione (corruzione). Il Padre ha spezzato i legami della morte che lo trattenevano e lo ha risuscitato e glorificato.
In questi versetti la citazione del Salmo 109(110) si aggancia alla precedente e la rafforza. Cristo è colui che è stato promesso nella preghiera di Davide e che ora glorioso siede alla destra del Padre. Il binomio Davide-Cristo dà forza all’annuncio della glorificazione. Davide è morto e il suo sepolcro testimonia l’irreversibilità dell’evento (v. 29), Cristo è risorto e il sepolcro vuoto annuncia la sua vittoria. Il sepolcro non ha potuto vedere la corruzione di colui che ha ospitato (v. 31). Gesù risuscitato siede su un trono (v. 33) più alto di quello di Davide, che non salì al cielo (v. 34a) e intravide la grandezza dell’opera di Dio solo come promessa (v. 34b-35).
La glorificazione di Gesù ha superato la forza distruttiva della croce (v. 36) e riempie di gloria, attraverso il dono dello Spirito, anche i credenti in lui (v. 33 che riprende la Pentecoste 2,1-13). Il dono dello Spirito era stato promesso dai profeti (Gl 3,1-5; Is 2,2), ed è stato riversato su Cristo (Lc 4,16-21) e sui suoi discepoli (i centoventi della Pentecoste) come ora è anche per chi ascolta (versetti successivi e conclusivi).
Nel v. 33 è interessante: “dopo aver ricevuto lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso”. Vorrebbe tentare di descrivere l’ingresso/ritorno di Dio in se stesso. È affascinante immaginare il movimento trinitario pericoretico come un continuo, ritmico effondersi e rifondersi d’amore di Dio in se stesso e verso la creazione, quasi come l’incessante avvolgere di onde su onde, intorno ad altre onde, quando si osserva il mare.
Il v. 36 recita un’accusa “voi l’avete crocifisso”. Ma Pietro non sta parlando anche a forestieri a Gerusalemme per la festa? Ci aiuta il commento dei prossimi versetti.
Paralleli e approfondimenti
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